
(Carmela Corso) Ha perso la sua battaglia contro la malattia, Rita Borsellino, che si è spenta all’età di 73 anni, all’ospedale Civico di Palermo. Una vita spesa per la legalità e la giustizia, in lotta contro Cosa Nostra, iniziata da quel tragico 19 luglio 1992, dalla strage che portò via, insieme agli agenti della scorta, il fratello Paolo che ha sempre ricordato, tra i giovanissimi, senza mai chiamarlo eroe: “Lui si sentiva una persona normale – diceva – e così io lo racconto a chi me ne chiede”. È accanto alla madre e alle nipoti, in chiesa, nel giorno dei funerali di Paolo e davanti all’albero fatto piantare in via D’Amelio, dando al mondo l’ennesima lezione di forza e compostezza, quella di una donna che, nonostante l’orrore e la violenza subita, si rialza sfidando apertamente chi, con cieca crudeltà, l’ha inflitta.
Diventata, suo malgrado, come Maria Falcone, “simbolo dell’antimafia” – nonostante lei rifiutasse di essere etichettata come tale – assume, su invito di don Luigi Ciotti, un ruolo di primo piano all’interno dell’Associazione Libera, portando in giro per il mondo il verbo e la cultura della legalità. Dal 1998 è presidentessa dell’Associazione Piera Cutino – guarire dalla talassemia, associazione senza scopo di lucro che promuove la ricerca medica contro la talassemia per la quale coordina numerose iniziative contro le attività mafiose e in favore dell’ emancipazione delle donne.
Congiuntamente all’impegno con Libera e nel sociale, iniziò, ufficialmente nel 2006, l’esperienza politica in occasione delle regionali in Sicilia, tra le fila del centrosinistra con i colori del Partito Democratico, contro il governatore uscente Salvatore Cuffaro, accusato di favoreggiamento a Cosa Nostra. Furono in 1.078.259 a porre in Rita la propria fiducia, (rendendola, ad oggi, l’esponente di centrosinistra più votata nella storia in Sicilia). Tuttavia non bastarono per scalzare Cuffaro che successivamente si dimise da presidente e fu poi condannato in via definitiva nel 2011.