Studente ucciso, New York cambia

ph Carl Solder on Unsplash

(Sergio Scialabba) Certo la pandemia e la sua coda piena di incognite, di sicuro un momento per l’economia particolarmente complesso, ovviamente la difficoltà di trovare un orientamento condiviso sulle politiche pubbliche urbane, fatto sta che la città di New York si trova ad affrontare nuovamente il problema della criminalità.

Ne è rappresentazione plastica l’omicidio di un italiano, Davide Giri, studente della Columbia, università che deve la sua fama proprio al carattere aperto e popolare.

A dargli la morte è stato un giovane pluripregiudicato appartenente a una gang delle tante che ci sono nella Grande Mela, espressione della sua caleidoscopica società e tante volte rappresentate dalla settima arte.

Viene, così, definitivamente a cadere il mito chiamato Tolleranza Zero, l’opera di messa in sicurezza della metropoli che ne fece una delle più sicure al mondo, con l’apice toccato all’inizio del secolo: attentati e rapine quasi estinti.

In realtà insicurezza e violenza, insieme ad innumerevoli altre, sono parti dell’identità cittadina da ricercare nelle sue stesse radici.

A rendere ancora più fosco lo scenario è che l’omicidio del giovane originario di Alba, il celebre centro delle Langhe in provincia di Cuneo, è avvenuto a Manhattan, il cuore turistico e commerciale della capitale del mondo, in vetta alla classifica dei posti dove si va in vacanza.

A fare riflettere è, soprattutto, che New York è, tradizionalmente, il luogo dove le mode culturali e i modelli di convivenza sono destinati a contagiare in ogni senso gli Stati Uniti. E nella misura in cui l’America è un punto di riferimento, gli altri paesi e le culture contigue.

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