
“Va bene concedere più libertà: tutti erano giustamente contenti. Ma cosa fare del sistema di produzione collettivo? Lui parlò della creazione di una ‘industria sociale’: ma non spiegò mai in cosa consistesse”.
Le perplessità di Sergio Romano sulla fine dell’impero sovietico – che provocarono il suo ritorno a Roma – trovano oggi postuma soddisfazione circa gli esiti di quel sommovimento politico
Lo dice l’ambasciatore Sergio Romano al Corriere della Sera (di cui è illustre commentatore) a proposito di Mikhail Gorbaciov il giorno dopo il suo decesso.
Romano fu ambasciatore a Mosca dal 1985 e il 1989 e, quindi, testimone della caduta dell’impero sovietico, un sommovimento che oggi a distanza di decenni ha lasciato molti problemi irrisolti e financo una radicalizzazione e una ingovernabilità senza precedenti recenti.
Le sue perplessità intorno a quanto avveniva, e che oggi trovano postuma soddisfazione, provocarono il suo allontanamento da quella sede.
Romano rientrò a Roma e si dedicò alla pubblicistica.
“Ho avuto a che fare soprattutto con Andreotti – ha aggiunto – non era un uomo caldo (e nemmeno io), non cercavamo l’amicizia. Ma era stimabile, colto ed esperto“. E De Mita? “No, lui non era Andreotti“. (Redazione)
vedi