
Non c’è turista che a New York – attratto dall’ultima novità del design o dell’informatica, dalla vita notturna o dal denaro – non sia rimasto per lo meno incuriosito dalla presenza di roditori dotati di una bella coda e, a causa di questo particolare, percepiti come sensibilmente diversi da topi e ratti che pure infestano in grande copia la Grande Mela.
I residenti oscillano tra il fastidio e l’indifferenza, ma senza mai uscire fuori dal perimetro della tolleranza verso tutto quello che si trova e tutto quello che arriva nella città.
Accogliere, tollerare o reinventare quello che arriva è proprio della natura della città e, in fondo, farlo con gli scoiattoli non era poi così difficile.
Presenti in ogni angolo della metropoli, hanno stabilito la loro residenza a Central Park, il parco che, con stupefacente lungimiranza, fu pensato e progettato dagli urbanisti in funzione delle più diverse esigenze dei cittadini.
Ci fu chi si mostrò consapevole dell’importanza degli spazi verdi, forse preoccupato dallo spaventoso sviluppo edilizio che avrebbe presto contagiato il mondo e, persino, chi anticipò attenzione e simpatia verso gli animali.
Sensibilità che, oggi, si danno per scontate, ma fatto sta che, nella seconda metà dell’Ottocento, piombarono nel cuore di Manhattan coppie di scoiattoli grigi dalle foreste circostanti dove sono sempre stati, che non tardarono a moltiplicarsi.
Si riprodussero e non smisero mai di essere parte integrante e riflesso dell’atmosfera cittadina. Animali eleganti e aggraziati ma anche veloci e furbi, in un contesto che mantiene una sua grazia leggera e rilassata nonostante la complessità, le insidie e le responsabilità di una capitale.
E che, proprio come gli scoiattoli, conserva un’indole selvatica dietro gli eccessi e le sofisticherie. (Sergio Scialabba)
vedi