Salute sfida per l’informazione

ph Markus Frieauff on Unsplash

La salute, il diritto alla salute ma, anche, l’educazione alla salute, che si estende al tema degli stili di vita e, persino, al comportamento o, ancor più delicato, la sessualità. E, poi, il rapporto tra etica e scienza, quello tra pubblico e privato, cioè le politiche che, in lingua inglese, si chiamano policies e che noi, troppo spesso, confondiamo con il potere, l’interesse e, magari, deformiamo in abuso.

Ora fatti di cronaca dimostrano che altri aspetti della vita associata, come la tutela del privato, la beneamata privacy, mostrano sfaccettature ben più scabrose quando riguardano la salute. Fino a che punto può spingersi lo Stato, nelle sue doverose attività (tali perchè a tutela della collettività, nel nome del popolo) nell’uso di archivi informatici, dati, collegamenti, che riguardano la cosa più importante per una persona e per coloro con cui entra in relazione?

Allorchè l’opinione pubblica deve essere informata, essendo un fatto meritevole di approfondimento, fino a che punto può spingersi il giornalista, chi opera nell’informazione, cosa è cambiato quando hanno interagito fattori nuovi e con modalità inedite?

Alcune risposte possono già essere date: per esempio, il dovere giornalistico della continenza, cioè non enfatizzare aspetti non utili a restituire il senso di una cosa che accade che rischiano di danneggiare qualcuno (che magari già è danneggiato).

Ora però si rinnova l’esigenza di regole. Lo sviluppo, in ambito giornalistico, del tema della salute è infatti recente. E’ stato pionieristico, negli anni Novanta del secolo scorso, il quotidiano La Sicilia su impulso del giornalista Giovanni Ciancimino, il quale intuì che la salute sarebbe diventata una delicata materia di approfondimento e, forse, già immaginava a quali sviluppi, a distanza di decenni, avrebbe portato. (Sergio Scialabba)

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