Quanta Russia c’è in Sicilia?

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Quanta Russia c’è in Italia e quanta in Sicilia? Una domanda che andrebbe posta o forse no, perchè si tratta di un argomento delicato, complicato.

Certo è che economia, sanità e giustizia sono almeno 3 degli ambiti lambiti dalla questione e che le fanno assumere contorni inquietanti.

A renderla parte del discorso pubblico sono stati gli stati uniti a proposito del fiume di denaro che, da molti anni, raggiunge il resto del mondo proveniente dalla Russia.

La pratica è quella di utilizzare l’export verso la Russia per finanziare enti o associazioni e, così facendo, influenzare la vita politica di un paese o di un territorio.

Ciò che non può avvenire senza autorità pubbliche compiacenti. Ma, come tutti hanno potuto sentire e leggere, l’Italia non rientra nel dossier di cui parliamo, anche se chiunque è legittimato a immaginare, ipotizzare (a seconda delle convenienze).

E’ una questione che va ad aggiungersi a quella scaturita dalla missione russa in Italia (Bergamo) avvenuta durante la pandemia, ufficialmente nata per contribuire alla lotta contro il coronavirus.

E’ un secondo elemento – questo riguardante la sanità pubblica – di quello che sembra un puzzle da ricomporre.

Operazione alla quale fornisce un contributo la dichiarazione di un noto magistrato, adesso (nuovamente) impegnato in politica.

Questi ha dichiarato 2 giorni fa al Corriere della Sera di essere convinto che l’appoggio della Nato e, quindi, dell’Italia all’Ucraina nella guerra contro la Russia sia stato un “gravissimo errore”.

“Ora vanno revocate le sanzioni alla Russia” chiosa l’aspirante parlamentare. “Putin si riconoscerà come interlocutore e Zelensky, una pedina della Nato che vuole la guerra, verrà smascherato”.

E’ ancora più grave che quelli che la pensano così sono molti di più di quel che si creda. Solo che hanno il pudore (o la scaltrezza) di non dichiararlo pubblicamente. (Sergio Scialabba)

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Visto Italia è difficile per russi