Ma, allora, è l’età dell’oro?

ph Jingming Pan on Unsplash

Che il tempo di grandi cambiamenti fosse anche il tempo dell’oro si era capito da tempo. Ma che venerdì 17 potesse essere, per il metallo giallo, un giorno d’oro (è il caso di dirlo) in pochi potevano prevederlo.

E’, infatti, in questo giorno (che nell’immaginario collettivo porta sfiga) che le quotazioni in dollari hanno toccato i massimi nell’anno e stabilito nuovi record assoluti in altre valute.

Nel 2018 le banche centrali in tutti i continente hanno avviato una campagna di acquisto di oro che ha toccato le 641 tonnellate, cifra mai raggiunta dal 1971, e questa tendenza è in atto

Nella giornata odierna il prezzo dell’oro per oncia è di 1993,07 dollari americani, vicinissimo alla soglia psicologica di 2000 dollari l’oncia, toccata nell’agosto 2020 vedi.

L’impennata delle quotazioni è dovuta al più noto dei fattori: l’oro è un bene rifugio e, in un momento di instabilità finanziaria sia negli Stati Uniti che nel Vecchio Continente riemerge questa sua antica e mai dimenticata vocazione.

Questo nonostante si smentisca un’altra regola classica, quella che il prezzo dell’oro tende ad aumentare quando il dollaro, che è la moneta in cui viene contrattato, viene svalutato.

Sullo sfondo c’è poi la politica delle banche centrali che seguitano ad operare una massiccia campagna di acquisto del metallo giallo.

Nel 2018 le autorità monetarie in ogni continente, senza distinzione, hanno messo dentro oro per 641 tonnellate, cifra mai raggiunta dal 1971, come ha rivelato un articolo del Sole 24 Ore, quotidiano di Confindustria. E questa tendenza non si è arrestata. (Redazione)