
“Né pena di morte, ne morti per pena” è il titolo del convegno che si è svolto presso l’Aula Mattarella di Palazzo dei Normanni sul tema della giustizia e su una delle sue disfunzionalità più gravi e dibattute.
L’incontro è stato presentato da Eleonora Gazziano, responsabile regionale degli art. 3 e 27 della Costituzione Italiana per la Dc, da Lidia Licata, dirigente provinciale dipartimento Giustizia della Dc, e da Sabrina Renna, componente del direttivo Nessuno Tocchi Caino.
Sono state poste al centro del dibattito le questioni relative alle condizioni dei detenuti all’interno delle carceri italiane, dal sovraffollamento ai servizi primari fino all’aspetto educativo.
Presente Salvatore Cuffaro, commissario regionale della Democrazia Cristiana nuova, il quale è da tempo impegnato in un’opera di sensibilizzazione che, ora, si intreccia con la nuova iniziativa politica avviata.
“Le carceri italiane – ha dichiarato Cuffaro – sono un incubo da tempo, sono luoghi dove la gente non viene rieducata ma posti di pena e, a volte, anche tutto il sistema è vessatorio.
Il problema non è solo per il sovraffollamento, con stanze con il 30-40 per cento di gente in più rispetto a quanto le celle ne potrebbero contenere, ma perché tutto il sistema che riguarda i servizi primari è vessatorio.
Le celle diventano un luogo di sofferenza e proprio per questo l’Italia è stata redarguita dalla Corte dei diritti europei.
Le celle purtroppo diventano luoghi dove la gente si lascia morire. Nel nostro Paese è sempre più in aumento, infatti, il numero di suicidi in cella: ci sono più suicidi nelle carceri italiane di quanto ne faccia la pena di morte negli Stati dove è ammessa. Un paese di diritti come il nostro non può non attenzionare ed umanizzare un luogo dove la gente, anche se ha sbagliato va rieducata, salvando dignità”.
Il ministro competente ha già iniziato a mettere le mani nella materia della giustizia penale. Ma essa resta una di quelle più pressanti, soprattutto per sostenere gli sforzi di ricostruzione in atto.
E l’elezione del Presidente della Repubblica, nel nuovo anno, è un momento di passaggio al quale non è estraneo il nodo della giustizia, delicatissimo sia per la società che per le istituzioni. (Redazione)
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