L’insostenibile leggerezza del Comune

Palazzo delle Aquile

Si chiama regolamento dei controlli interni, un documento lungo qualche decina di pagine approvato, poco più di un anno fa, dal consiglio comunale.  E che spiega quello che la propaganda va raccontando almeno da quando la prima repubblica lasciò il posto a una nuova classe dirigente. La quale si appresta a lasciare in eredità agli abitanti della quinta città d’Italia le macerie che vediamo: gestione dei rifiuti fuori controllo, manutenzioni mai fatte, cantieri mai chiusi, sfascio, abbandono, improvvisazione e degrado.

Le cattive pratiche di ricerca del consenso e le infiltrazioni del mondo degli affari nelle stanze del comune avrebbero dovuto lasciare il posto alla correttezza amministrativa e alla gestione manageriale. Questo è sancito dalla legge, dalla nuova etica pubblica che viene tradotta in atti cogenti.

Tra i tanti tipi di controllo, oltre a quello importantissimo della Corte dei Conti, ci sono quelli interni. Per conto dei cittadini, utenti dei servizi comunali che pagano le tasse, si dovrebbe eseguire il controllo strategico. Valutare, cioè, l’ adeguatezza delle scelte compiute in sede di attuazione dei piani, dei programmi e degli altri strumenti che determinano l’ indirizzo politico. Poi c’è il controllo sugli equilibri finanziari per la realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica determinati dal patto di stabilità interno, altra novità di questi anni, piuttosto controversa quanto tutti i temi che riguardano l’Europa e gli obblighi che ne derivano.

Dovrebbe essere un sistema, quello dei controlli interni, che tenga conto anche degli aspetti sociali, come se la politica stessa – quella che un tempo si faceva nelle piazze e nelle strade –  non fosse più in grado di valutare con i propri sensori cosa cambia con una delibera oppure per far cosa e chi si avvantaggia di quel dato finanziamento. Ad ogni obiettivo viene associato un indicatore, che misura il risultato sia in termini quantitativi ma anche nel rapporto, diremmo con linguaggio poco manageriale, tra sforzi e risultati. Si parla anche di economicità, ovvero del modo in cui un servizio è in grado di generare proventi. Non manca la parola del momento: innovazione, cioè come una iniziativa possa modernizzare un’ organizzazione o un metodo di lavoro. Poi l’ amministrazione valuta la qualità dei servizi. Anche attraverso metodologie dirette a misurare la soddisfazione degli utenti esterni e interni all’ ente.

Domani a Palazzo delle Aquile avrà luogo una conferenza stampa sui temi dei rifiuti, del Tmb di Bellolampo e dell’avvio del secondo step di Palermo Differenzia in centro città. Temi che, certamente, i cittadini palermitani avranno valutato in cuor loro.

comunali al lavoro

Anche senza sapere che un regolamento comunale ha introdotto il concetto di qualità percepita, quella che fa riferimento agli aspetti tangibili come strutture fisiche, attrezzature, personale, all’affidabilità che è la capacità di prestare il servizio in modo affidabile e preciso, alla capacità di rassicurazione, ossia la competenza e la correttezza con l’utenza e la capacità di ispirare fiducia e sicurezza, e poi via via puntualità, attendibilità, comprensibilità. Non manca – nel regolamento dei servizi interni – il richiamo all’empatia ossia l’ assistenza premurosa e individualizzata che l’ ente presta ai cittadini. Della quale, probabilmente, farebbero volentieri a meno in cambio di una normalità tanto decantata quanto, ormai, impossibile da raggiungere in tempo brevi. (Sergio Scialabba)

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