Imprese siciliane, rating basso

ph Kimon Maritz on UnsplashL

L’Osservatorio di Studio Temporary Manager S.p.A., società specializzata nei servizi di Temporary Management, ha elaborato i bilanci del 2020 depositati presso le Camere di Commercio di oltre 1.800 imprese siciliane con fatturato tra i 5 e i 50 milioni di euro e ben il 41 per cento presenta un rating a rischio (base dati Aida, analisi condotta sui bilanci 2020 depositati presso la Camera di Commercio da un campione di circa 69 mila imprese italiane, con fatturato tra i 5 e i 50 milioni di euro, fotografando lo stato di crisi delle aziende e dividendole in categorie con rating positivo e critico), un dato peggiore rispetto alla media nazionale.

Ma una fotografia sufficientemente nidida delle imprese post-pandemia sarà disponibile solo alla fine del definitivo sblocco dei licenziamenti e quando termineranno le moratorie garantite dallo Stato (31 dicembre 2021).

Se ci cerca di mettere a fuoco sul livello provinciale, poi, tutti i territori continuano a mostrare segnali di sofferenza ma con valori variabili.

In particolare, il rating peggiore si registra nella provincia di Enna (47 per cento) seguita da Palermo (45 per cento), Caltanissetta (44 per cento), Agrigento (43 per cento), Siracusa (42 per cento), Messina (41 per cento), Trapani e Ragusa (entrambe al 40 per cento) e Catania (37 per cento).

La provincia etnea sembra restare quella più dinamica e reattiva rispetto alle situazioni di crisi e quindi, la realtà isolana con maggiore propensione all’investimento e capacità imprenditoriale.

I dati della Banca d’Italia – ha dichiarato Alberto Cerini, Responsabile Corporate Turnaround & Restructuring di Studio Temporary Manager – indicano che dal 2019 sono saliti del 40 per cento i finanziamenti bancari alle imprese con un significativo aumento del rischio di credito.

La nostra analisi conferma che nei bilanci ad oggi depositati relativi all’esercizio 2020 sono presenti evidenti segnali di criticità; la fine del divieto dei licenziamenti e l’imminente conclusione delle moratorie rivelerà il vero stato di salute delle imprese italiane che ad oggi, però, è stato mantenuto sostanzialmente invariato rispetto ad un anno fa circa grazie proprio alle predette misure di sostegno, che si sono quindi dimostrate efficaci”.

Le imprese potranno, ora, affrontare le sfide future del 2022 ed uscire da eventuali situazioni di crisi, sia beneficiando della ritrovata ripresa economica italiana e internazionale, ma anche utilizzando il nuovo strumento della Composizione Negoziata della Crisi introdotto dal Decreto Legge 118/2021 e dal Decreto Dirigenziale del Ministero della Giustizia del 24/9/2021.

In cosa consiste la Composizione Negoziata della Crisi? Le aziende potranno accedere, su base volontaria, a un percorso di negoziazione che potrà sfociare anche in soluzioni puramente stragiudiziali e dove tutte le parti – debitore e creditore – hanno il dovere di collaborare lealmente e in modo sollecito.

Un passaggio molto importante della nuova composizione negoziata è, poi, oltre alla figura di un esperto indipendente con compiti di mediatore tra creditori e debitore, la possibilità di prevedere la figura di un Cro, Chief Restructuring Officer, ovvero un Temporary Manager esperto di crisi d’impresa.

Il Cro è responsabile del processo di risanamento in fase di esecuzione con il ruolo di monitorare l’attuazione del piano di risanamento ed il rispetto degli accordi raggiunti.

Il Temporary Manager incaricato avrà, dunque, un ruolo estremamente delicato di discontinuità rispetto al passato e di garanzia dell’implementazione del risanamento, a vantaggio dell’impresa e dei suoi creditori.

Il Cro dovrà avere competenze manageriali e di settore ma, anche, di Restructuring finanziario e legale per essere un efficace e credibile interlocutore di tutte le controparti della negoziazione. Non da ultimo, il Cro dovrà essere indipendente da tutte le parti coinvolte. (Redazione)

vedi

Rating a rischio per molte imprese siciliane