Il terremoto in una terra di mezzo chiude un anno terribile

ph Tomislav Matacun on Unsplash

Un terremoto come non se ne verificavano da più di un secolo ha sconquassato la Croazia. L’evento sismico ha colpito un territorio che evoca, da sempre, tragedie politiche e umane, persone e storie che ispirano particolarmente, perchè introducono all’Oriente e ai suoi misteri.

Un altro disastro chiude, dunque, un anno che coincide con il disastro mondiale della pandemia. C’è una città per metà rasa al suolo, morti e lacrime, danni paurosi in un paese piccolo e orgoglioso. Proviamo a imparare qualcosa di buono da questa storia (e poi magari a farla).

Riflettendo su come il fato – nel momento storico in cui si ricominciano ad elevare muri, virtuali o materiali che siano (tale è l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea) – si abbatta proprio sulla linea di un muro, su una terra di mezzo come i Balcani. 

E quindi, evidentemente, rafforzare i confini e le identità non serve affatto a risolvere i problemi di chi vive lungo la linea di un confine e, con difficoltà, il rapporto tra la terra e la propria identità.

L’esigenza di compattarsi di fronte a un nemico imprevisto e comune e di ricostruire può, quindi, diventare l’occasione per riprendere il cammino dell’unità. O quello che porta a relazioni improntate al rispetto e alla solidarietà.

Proprio nelle realtà dove si sono consumati i capitoli più bui dei recenti conflitti politici e religiosi appare adesso più chiaro che – accanto alla pandemia – possono presentarsi altre situazioni di emergenza. La tendenza a convergere – anche sul piano mediatico – esclusivamente sul covid può diventare un limite.

Nelle ultime ore del 2020, presentato come l’ultimo anno della stagione del mondo interdipendente e l’epilogo di un trentennio forse semplicisticamente ridotto al banalizzato termine “globalizzazione”, occorre ricordare che le istituzioni sovranazionali o, comunque, le modalità di intervento intergovernativo restano strumenti indispensabili.

Proprio ora che appare evidente come gli Stati nazionali debbano recuperare capacità operativa e prestigio per sopravvivere a un mondo diventato indecifrabile.

L’Italia, per contiguità territoriale, legami culturali e comuni interessi economici ha un surplus di responsabilità nei confronti del mondo adriatico. (Sergio Scialabba)

 

 

 

 

 

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