
(Redazione) A Beirut ci sono 300mila sfollati dopo le terrificanti esplosioni nel porto che hanno letteralmente distrutto la capitale del Libano.
Ad essere colpito anche il magazzino con le riserve di grano per la città. Il primo ministro libanese, Hassan Diab, che ha mostrato pubblicamente la sua disperazione, ha chiesto aiuto al quale ha risposto l’Organizzazione Mondiale della Sanità che è pronta a ricorre al proprio magazzino a Dubai.
Israele fornirà sostegno medico e umanitario, lasciando aperta anche la possibilità di usare i propri ospedali. Disponibilità è stata offerta, tra gli altri, anche da Turchia, Germania, Francia e Cina.
Il cardinale e patriarca della Chiesa maronita Bechara Rai, a nome della Chiesa del Libano ha espresso il suo ringraziamento tutti gli Stati che hanno espresso la loro disponibilità nell’aiutare Beirut e si è rivolto “agli altri Paesi fratelli e amici, ai grandi Stati, così come alle Nazioni Unite”, per mobilitarsi e fornire un aiuto alla città, “senza alcuna considerazione politica, perché quello che è successo va al di là della politica e del conflitto”.
La richiesta del Patriarca è quella di creare un fondo sotto il controllo dell’Onu per gestire gli aiuti. La Chiesa locale, è ora “completamente solidale con le famiglie delle vittime, i feriti e gli sfollati, che è pronta ad accogliere”, ma “si trova oggi innanzi a un nuovo grande compito, che è incapace di assolvere da sola”.
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