
Spesso sottovalutato, il rumore è uno dei più gravi fattori di deterioramento dei centri urbani, dei palazzi storici, della qualità della vita di chi li abita. E incide sulla salute, in particolare dei fragili.
Dai mezzi che sfrecciano a tutta velocità ad ogni ora del giorno e della notte, talora con le marmitte non regolamentari, ai clacson schiacciati dissennatamente, a quel maledetto allarme che entra in funzione quando non dovrebbe.
E, poi, c’è la questione della vita notturna che riguarda, nella capitale della Sicilia, soprattutto il Vecchio Centro. Capitolo a parte le attività economiche e produttive: negozi, aziende e fabbriche. Bisogna, infatti, tenere nel dovuto conto del contributo che danno allo sviluppo del territorio e, quindi, interpretare diversamente il concetto di “tollerabilità”.
Una legge approvata negli anni 90 del secolo scorso indicò i principi fondamentali in materia, specificando che l’uomo e l’ambiente in cui vive sono accomunati dalla stessa vulnerabilità e necessitano di interventi di tutela integrati.
Le segnalazioni vanno inviate al Comune che, nel caso lo ritenga necessario, richiederà il supporto tecnico dell’Arpa, la struttura preposta che opera su base regionale e che svolge periodiche attività di monitoraggio.
La rete nazionale delle agenzie è coordinata dall’Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che, a sua volta, coopera con l‘Agenzia Europea dell’Ambiente e con tutte le altre istituzioni ed organizzazioni operanti in materia.
Ma la svolta storica imposta dalla pandemia, che vede l’ambiente protagonista in modo più pressante, richiederà misure più stringenti, adeguate alla gravità della situazione. Che impone attenzione per tanti aspetti delle vita associata, oltre che per i nostri poveri timpani. (Redazione)
vedi
I laghi: un grande patrimonio ambientale salvato da una app