
Aspettative in parte rispettate quelle relative al concerto di venerdì sera nell’ambito della stagione concertistica del Teatro Massimo, consacrato ad un capolavoro di musica sacra, la Messa in do minore K 427 di Mozart. Intensa e sicura la direzione del maestro palermitano Fabio Biondi, alla guida dell’Orchestra e del Coro della Fondazione.
Violinista e direttore di fama internazionale, Fabio Biondi con il suo ensemble Europa Galante, definito dalla stampa internazionale la “Ferrari della musica barocca italiana”, vanta riconoscimenti prestigiosi quale il Premio Abbiati 2008 della critica musicale italiana. Inoltre ha ricevuto qualche giorno fa dall’Università degli Studi di Palermo la Laurea Magistrale honoris causa in “Musicologia e Scienze dello Spettacolo”.
A completare il cast dell’imponente partitura mozartiana, i solisti il soprano Desirée Rancatore, anche lei palermitana e habituée dei maggiori palcoscenici internazionali (diretta dai più importanti maestri quali Riccardo Muti, Lorin Maazel, Myung-Whun Chung) il mezzosoprano Marina Comparato, il tenore Jeremy Ovenden e il basso palermitano Ugo Guagliardo.

La messa K 427 che, insieme al Requiem, costituisce il più importante contributo di musica sacra del compositore salisburghese, è un’opera incompiuta costituita dal Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Benedictus. Nella grandiosa e complessa partitura si avvertono gli echi di Bach ma soprattutto di Händel e della musica barocca. Composta da Mozart ventisettenne la messa K 427 è un omaggio alle doti canore di Constanze Weber, appena sposata contro i voleri paterni.
Dal Kyrie sommesso e rarefatto si passa all’ingresso maestoso del coro. Il soprano ha una parte predominante connotata da difficoltà virtuosistiche ben affrontate da Desiré Rancatore. Potenza vocale e impeccabile controllo dell’intonazione anche nel pianissimo dei registri acuti ne caratterizzano l’interpretazione. Se all’inizio l’orchestra appare un po’ fiacca e priva di smalto, con qualche imperfezione nell’intonazione dei fiati, prende poi vigore e mordente durante l’esecuzione, particolarmente intensi e carichi di pathos gli interventi corali. Tra i momenti migliori vanno menzionati la prestazione eccellente del soprano per la sezione del Credo “Et incarnatus est” e il dialogo raffinato ed elegiaco tra flauto, oboe e fagotto. Marina Comparato è stata un’ottima mezzosoprano, mentre le parti maschili avevano ruoli minori e non di spicco. Nel complesso il pubblico numeroso ha applaudito e apprezzato una delle pagine più suggestive di musica sacra. (Marta Romano)