
Il compito degli agenti penitenziari è difficile, ma è reso oggi ancora più difficile da un insieme di fattori che si sono aggrovigliati in un intreccio che sembra inestricabile.
Problemi strutturali nelle carceri, problemi di amministrazione e questioni sistemiche, di diritto, che in questo delicato settore si legano alla politica, all’etica, all’uomo.
Poi c’è che si convive con persone che sono state messe fuori dalla società perchè hanno sbagliato, persone difficili (talora impossibili) ma che restano titolari di diritti, come ogni essere umano.
Sul campo (per così dire) ci sono persone in carne ed ossa che, spesso, non ce la fanno a reggere lo stress, perchè non sempre si riesce ad estraniarsi, a fare come se quel mondo intorno non esistesse, per vivere la propria vita serenamente.
Su di loro veglia Basilide di Alessandria, santo patrono degli agenti di custodia: così, fino al 1990, si chiamavano gli agenti di Polizia Penitenziaria.
Facciamo qualche passo indietro nel tempo. Durante le persecuzioni di Settimio Severo (193-211), il filosofo e teologo cristiano Origine istruì alcuni pagani alla fede cristiana. Tra questi c’era Basilide, soldato addetto a scortare i condannati al luogo del supplizio.
Durante le persecuzioni fu posta sotto la sua protezione Potamiena, vergine cristiana poi uccisa insieme con la madre. Anche Basilide fu condannato a morte in quanto cristiano.
Ma non prima di avere sognato Potamiena, la quale gli aveva posto sulla testa una corona, dicendogli di avere implorato la grazia per la sua salvezza. Questa non si concretizzò e Basilide raggiunse Potamiena. Anche oggi – nonostante siano passati millenni – le condizioni di umanità faticano a realizzarsi, ma c’è sempre da sperare. (Redazione)
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