Calzature napoletane in crescita

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Nel quarto trimestre del 2022 l’export dei distretti industriali del Mezzogiorno ha registrato un aumento tendenziale del 18,4 per cento, un dato di crescita migliore rispetto alla media dei distretti italiani (+9,6 per cento).

Nel complesso nel 2022 le esportazioni dei distretti del Mezzogiorno risultano in aumento sia rispetto al 2021 (+20,6 per cento, pari a 1,6 miliardi di euro in più), che rispetto al 2019 (+22,6 per cento, pari ad un incremento di 1,7 miliardi di euro). Questi risultati riflettono in parte il rialzo dei prezzi alla produzione del manifatturiero (+ 11,9 per cento tra gennaio e dicembre 2022 e lo stesso periodo del 2021 e +16,8 per cento tra gennaio e dicembre 2022 e il corrispondente periodo del 2019), ma confermano anche la competitività delle aree distrettuali del Mezzogiorno.

La crescita dei distretti del Mezzogiorno sui mercati esteri risulta nettamente superiore alla media dei distretti industriali italiani (+14,2 per cento la variazione tendenziale nel 2022). Ben 26 distretti dei 28 monitorati hanno registrato una crescita nel periodo esaminato. I soli due distretti protagonisti di un calo dell’export tendenziale sono Pomodoro di Pachino (-5,5 per cento) e Ortofrutta e conserve del foggiano (- 3,9 per cento).

Anche il confronto con il 2019 evidenzia una reattività più pronunciata dei distretti del Mezzogiorno rispetto alla media italiana (+22,6 per cento vs. +19,9 per cento). I distretti ancora in ritardo rispetto ai livelli di export del 2019 sono solo sette e sono: Abbigliamento sud-abruzzese (-31,8 per cento), Concia di Solofra (-25 per cento), Ortofrutta e conserve del foggiano (-21,1 per cento), Sughero di Calangianus (-12,3 per cento), Calzature napoletane e Meccatronica del barese (entrambi -7,8 per cento); ancora leggermente sotto i livelli pre-pandemia il Mobilio abruzzese (-0,8 per cento).

Tutte le regioni del Mezzogiorno in cui si monitorano distretti industriali (Campania, Puglia, Abruzzo, Sicilia, Sardegna e Basilicata) hanno registrato esportazioni in aumento rispetto al 2021. Anche nel confronto con i livelli pre-pandemici del 2019, tutte le regioni esprimono aumenti delle esportazioni a doppia cifra.

Tra le filiere distrettuali del Mezzogiorno meglio posizionate spicca l’agro-alimentare: +1.105 milioni di euro, che corrispondono ad un aumento del 22,7 per cento rispetto al 2021; il balzo risulta ancora più ampio nel confronto con il 2019 (+1,7 miliardi di euro, pari a +39,4 per cento).

Nel Mezzogiorno si contano ben 15 distretti appartenenti a questo macrosettore, di cui 14 hanno chiuso il 2022 con livelli di export superiori al periodo pre-Covid, con la sola esclusione dell’Ortofrutta e conserve del foggiano.

Spicca la Mozzarella di bufala campana, che ha incrementato notevolmente l’export (+120 milioni di euro rispetto al 2021 e +218 milioni di euro rispetto al 2019), soprattutto grazie alle vendite a corto raggio in Francia, Spagna, Germania, Regno Unito e Paesi Bassi, ma anche più lontano in Giappone e Cina.

Crescita a doppia cifra rispetto all’anno precedente anche per le esportazioni di Pasta di Fara (+40,2 per cento rispetto al 2021), Olio e pasta del barese (+37,2 per cento), Alimentare napoletano (+36,1 per cento), Conserve di Nocera (+25,6 per cento), Ortofrutta del barese (+24,4 per cento), Alimentare di Avellino (+24 per cento), Vini e liquori della Sicilia occidentale (+23,9 per cento), Caffè e confetterie del napoletano (+16,9 per cento), Lattierocaseario sardo (+10,1 per cento). Risultano in crescita anche le esportazioni dell’Agricoltura della Piana del Sele (+8,8 per cento), dei Vini di Montepulciano d’Abruzzo (+6,4 per cento) e dell’Ortofrutta di Catania (+0,2 per cento).

In calo, invece, Ortofrutta e conserve del foggiano (-3,9 per cento) e Pomodori di Pachino (-5,5 per cento). Il 2022 ha segnato anche la ripartenza dei distretti del Sistema moda del Mezzogiorno, che hanno mostrato un rimbalzo del 22,1 per cento rispetto al 2021 (corrispondente ad un aumento dell’export in valore di 242 milioni di euro).

Tutti i distretti del comparto hanno registrato incrementi: in particolare spiccano gli aumenti in valore dell’Abbigliamento del napoletano (+73 milioni di euro) e delle Calzature napoletane (+45 milioni di euro), seguite dalle Calzature del nord barese (+34 milioni di euro). È stato anche colmato il gap con i livelli di export pre-pandemici (+3,7 per cento rispetto al 2019, pari ad un incremento di 47 milioni di euro).

Si collocano su livelli superiori rispetto al pre-Covid sette distretti su nove: le Calzature di Casarano (+39,8 per cento), l’Abbigliamento del barese (+12,1 per cento), le Calzature del nord barese (+10,8 per cento), l’Abbigliamento del napoletano (+4,8 per cento), l’Abbigliamento nord abruzzese (+3,6 per cento) e la Calzetteria-abbigliamento del Salento (+1,4 per cento).

Risulta complessivamente positivo anche l’andamento dei distretti del Sistema casa (+8,7 per cento la variazione rispetto al 2021 e +27,3 per cento rispetto al 2019). Performance positiva sia per il Mobile imbottito della Murgia (+8,2 per cento rispetto al 2021) che per il Mobilio abruzzese (+11 per cento); il primo risulta in crescita anche rispetto ai livelli pre-Covid (+36 per cento), mentre il Mobilio abruzzese non ha ancora recuperato completamente (-0,8 per cento).

Nel 2022 è stato positivo anche l’andamento dell’export della Meccatronica del barese (il distretto che esporta di più tra quelli del Mezzogiorno): +16,9 per cento rispetto al 2021. Con questa crescita il distretto è arrivato ad esportare più di 1,5 miliardi di euro nel periodo di osservazione. Tuttavia, non ha ancora completato il recupero dei livelli pre-pandemici, posizionandosi al di sotto del 7,8 per cento (per 126 milioni di euro), condizionato, in particolare, dalle minori vendite di componentistica auto e, solo in modo più lieve, di quelle di macchine utensili; il recupero è stato già completato dagli altri comparti.

Il piccolo distretto del Sughero di Calangianus ha mostrato una crescita dell’export rispetto all’anno precedente (+2,4 per cento); rimane però in ritardo rispetto al 2019 (-12,3 per cento). Tuttavia, nel quarto trimestre ha conseguito un ottimo risultato di crescita sui mercati esteri (+19,4 per cento).

L’analisi per mercati di sbocco mostra il maggiore peso delle esportazioni verso i mercati maturi (circa il 74 per cento) dove l’export ha mostrato una minor crescita rispetto a quella conseguita nei nuovi mercati (+18,4 per cento vs. +27,1 per cento) nel confronto annuo tra 2022 e 2021. I paesi in cui l’export dei distretti del Mezzogiorno ha registrato la crescita maggiore in valore rispetto al 2021 sono gli Stati Uniti (+230 milioni), il Regno Unito (+175 milioni di euro), la Germania (+169 milioni di euro), la Francia (+116 milioni di euro) e i Paesi Bassi (+84 milioni di euro).

Si rileva, invece, un calo delle vendite in Nigeria, a Singapore e in Ucraina (rispettivamente pari a -15, -11 e -10 milioni di euro). Anche il confronto con i livelli pre-pandemici esprime un andamento positivo sia per i mercati maturi che per quelli emergenti (rispettivamente +20,8 per cento e +27,6 per cento).

Tra i principali sbocchi commerciali, quelli che conservano il gap più rilevante sono l’Ungheria (-54 milioni di euro), la Spagna (-34 milioni di euro), il Regno Unito (-33 milioni di euro), la Slovenia (-33 milioni di euro), la Svizzera (-20 milioni di euro) e la Cina (-19 milioni di euro).

Le esportazioni dei Poli tecnologici del Mezzogiorno nel 2022 sono aumentate rispetto all’anno precedente di quasi 1,3 miliardi di euro (pari a +30,6 per cento), nettamente superiore all’aumento rilevato a livello nazionale (+19,9 per cento).

La crescita però non riguarda tutti i poli. Le esportazioni sono aumentate di 887 milioni di euro per il Polo farmaceutico di Napoli (+44,6 per cento), di 288 milioni di euro per il Polo Ict di Catania (+45,5 per cento), di 118 milioni di euro per il Polo aerospaziale della Campania (+17,2 per cento) e di soli 3 milioni di euro per il Polo aerospaziale della Puglia (+0,9 per cento).

Un calo dell’export ha invece riguardato il Polo farmaceutico di Catania (-17 milioni di euro, pari ad un calo del 7,4 per cento) e il Polo Ict dell’Aquila (-20 milioni di euro, pari ad un calo dell’8 per cento). (Redazione)

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Dac Campano e Ict Catania + export