
Per l’ennesima volta, i lavoratori dei call center siciliani sono scesi in piazza: tra di loro ci sono anche quelli impiegati presso Almaviva che, a Palermo, viene considerata la prima azienda per numero di occupati. Ma la domanda che oggi ci si pone è: quanto strategica, ormai?
A fine dicembre 2019 era stata Sky a rendere nota una riduzione del 36 per cento dei volumi della commessa nel primo trimestre 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019. Questo aveva generato forti preoccupazioni, soprattutto da parte dell’amministrazione comunale che – per la verità – segue da sempre, consapevole delle conseguenze sul piano sociale, la vertenza. E con molta attenzione.
Evidentemente il problema non era Sky. Alla vigilia dello sciopero regionale di oggi, infatti, sono stati annunciati altri esuberi. Abramo Customer Care, un altro grosso player operativo nella capitale della Sicilia, ha comunicato un repentino e drastico calo di traffico, stimato addirittura fino al 70 per cento, che si abbatterà sugli addetti impiegati nella commessa 187 Tim. Ci si trova di fronte a una dinamica che coinvolge tutto il comparto, dalle conseguenze imprevedibili.
Per questa ragione, rispetto al susseguirsi di proteste (per certi versi surreali e, anche, un pò patetiche, come può essere una fiaccolata), desta stupore che nessuno abbia vigilato e fatto ipotesi sugli effetti dell’avanzare del nuovo. Infatti, dal settore dei servizi a quello bancario, dalle comunicazioni al commercio, l’impressione è che nulla sarà più come prima. E sono, certamente, le istituzioni pubbliche a dover prevedere quanto accade e predisporre misure di contenimento dei rischi sul piano occupazionale e sociale.
Le dichiarazioni del sindaco di Palermo e dell’assessore competente sono orientate a questo aspetto della vertenza. Manca, però, una analisi sufficientemente accurata. C’è anche da dire che nessun governo, negli ultimi anni, si è reso conto di quale fosse la posta in gioco. A subire le conseguenze di tutto questo è chi vive nel Sud, dove, peraltro, il mercato del lavoro è stagnante ed, effettivamente, se perdi il posto non ci sono grandi alternative. Surreale pare, pure, la richiesta di fermare le delocalizzazioni selvagge oggi. Non perchè non siano sbagliate. Ma perchè si fanno da decenni in tutti i settori dell’economia e nessuno si è saputo opporre. Il governo (è stato, nel frattempo, convocato un altro vertice al ministero del Lavoro) è chiamato a prendere posizione. Piuttosto che misure tampone, meglio finanziare la riconversione affinchè chi ha già maturato esperienza nelle Tlc possa essere utile nel futuro. (Sergio Scialabba)
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Sky preoccupa l’amministrazione comunale
“Inspiegabile assenza del governo”
E-commerce sfida per la città?