
La storica rete stradale italiana, che negli anni del boom economico rese grande il nostro paese, oggi è l’ombra di se stessa. La storica associazione in difesa dei consumatori Altroconsumo lo ha potuto verificare mettendosi al volante e realizzando una videoinchiesta: c’è un cantiere stradale ogni 18 km e in un viaggio di circa 1.500 km ne sono stati contati quasi 80.
Questo significa interrompere di continuo la guida fluida e costante e trasformare un viaggio in autostrada in uno slalom tra i rischi, fatto di frenate, accelerazioni, passaggi nella carreggiata opposta, riduzioni di corsia e inevitabili rallentamenti o, quando va peggio, soste forzate in coda.
Il viaggio di Altroconsumo è iniziato il 18 maggio a Milano e, dopo un breve passaggio in tangenziale est, è proseguito immettendosi in autostrada sulla A1 e dirigendosi verso sud, in direzione Bologna, per poi percorrere la A14 via Ancona e Pescara, e risalendo a nord attraverso la A1 (via Roma e Firenze) e l’A12 ligure tra La Spezia e Genova, fino al rientro a Milano sulla A7.
On the road per tre giorni e mezzo per colpa dei tanti cantieri intercettati. Sono tanti i problemi di viabilità dovuti ai lavori: ci sono continue riduzioni di corsia, da tre a due o da due a una, pericolosi salti nella carreggiata opposta con viabilità a doppio senso di marcia (anche in gallerie strette), velocità discontinua, rallentamenti e code di macchine e tir, occupazione molto frequente delle corsie di emergenza, cosa che non permette di fermarsi in caso di bisogno.
Per molti km si è viaggiato a una velocità media di 60 all’ora, contro il limite dei 130 km garantito in autostrada: meno della metà. Oltre alla Ancona- Pescara, 160 km in cui si sono incrociati 19 cantieri che impongono la circolazione a una corsia, le tratte peggiori del viaggio sono risultate la Milano-Bologna che su 190 km ha 11 cantieri in cui viene eliminata almeno una corsia e La Spezia-Genova, la tratta dove è più intenso il disagio: su solo 90 km sono stati trovati 14 cantieri in cui viene eliminata almeno una corsia.
Qui, per quasi la metà del tragitto velocità massima di 60 km orari in un’unica corsia. Il viaggio, intrapreso in condizioni che potremmo definire ideali – metà maggio e in giorni infrasettimanali, con un traffico limitato – fa immaginare il peggio nei fine settimana estivi.
La fotografia scattata dall’indagine di Altroconsumo riflette pienamente lo scenario impietoso delle autostrade italiane: dal 2009 al 2018 le concessionarie che hanno in gestione la rete hanno aumentato di oltre il 20 per cento i pedaggi, mentre gli investimenti per la manutenzione si sono sostanzialmente dimezzati, con ovvie ripercussioni sulla sicurezza.
Come a dire che la tragedia del Ponte Morandi è solo la punta dell’iceberg di una situazione carente su gran parte della rete autostradale. Negli ultimi 2 anni, poi, Autostrade ha riempito l’Italia di cantieri, nel tentativo maldestro di recuperare i mancati investimenti nelle infrastrutture degli 8 anni precedenti, a fronte di pedaggi sempre più alti.
Il timore è che a fine luglio, quando i concessionari dovranno presentare al Ministero dei Trasporti e delle infrastrutture le nuove proposte di tariffe, arrivi una nuova stangata. Ancora una volta ingiustificata.
I lavori ingorgano le autostrade, eppure i pedaggi aumentano. Ecco perché Altroconsumo chiede ad Autostrade giustizia e il risarcimento di parte dei pedaggi pagati dagli automobilisti negli ultimi dieci anni, attraverso una class action nazionale.
Altroconsumo si impegna a far avere un risarcimento medio, che in questo momento è stato calcolato in 220 euro in via equitativa per chi ha utilizzato l’autostrada. Il calcolo si basa sulla spesa media di una famiglia negli ultimi 10 anni (dato Istat). (Redazione)
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